Il film di Osborne non è la storia del piccolo principe di Antoine De Saint-Exupéry ma quella di un libro, fatto di pagine di carta, tante volte scompaginate, strappate, volate via e cestinate, e solo alla fine rimesse insieme e rilegate da una piccola lettrice che ne ha saputo riconoscere la preziosità.
Quelle pagine sono la vera avventura, viaggiano nello spazio ripiegate in forma di aeroplano, viaggiano nelle vite di lettori adulti e bambini che le incontrano e ne vivono la storia. Viaggiano nella memoria di chi ha dimenticato e perduto se stesso e nella consistenza delle cose di un mondo fatto di sogni, come nella sciarpa, negli abiti del piccolo principe, anche della stessa volpe di cartapesta, delle dita dell’aviatore che acquistano volume solo dopo le prime scene, e tutto il paesaggio, il deserto stesso è fatto di carta, è diventato tridimensionale senza mai perdere quell’originaria consistenza.
E l’immaginazione che irrompe nel piatto grigiore del mondo fatto di automi, di chi non sa vedere oltre le cose, taglia un muro grigio con una crepa alla Fontana, è lo strappo nel cielo di carta nel pirandelliano teatrino di Oreste che guarda su e scopre la limitatezza della sua visione. Ed ecco che oltre quel muro il mondo finalmente è a colori… gioia, risate, musica, giochi, piccole avventure anche pericolose, in una sola parola la vita, troppo spesso tenuta fuori oltre un muro che noi stessi abbiamo alzato, la vita vissuta con i suoi rischi, le sue paure, la capacità di creare legami e di sopportare anche la perdita di chi si è amato.
La vita insomma, di chi la vive, pascalianamente, con il cuore.
Ed ecco che le immagini del libro sono i personaggi che incontriamo nel mondo, in quello scambio magico tra l’arte e la vita che appartiene alla scrittura, e alla lettura, ed è il libro che diventa esperienza e ci fornisce le chiavi per risolvere e affrontare le difficoltà della vita quotidiana in un mondo che vuole distruggere i nostri giochi e i nostri sogni. Non è un caso che gli oggetti della storia del piccolo principe vengano fuori dopo essere rimasti sepolti da una montagna di scure monetine e che il mondo crudele trasformi i nostri giochi e tutto ciò che è per noi fonte di gioia in una cascata di grigie graffette.
Il film riesce a conservare e potenziare la carica poetica di un libro che ci invita a ricordare, a non dimenticare mai la bellezza della vita e il nostro spirito, che va preservato in un mondo che sembra aver dimenticato cosa significa essere umani.
Non so immaginare cosa potrebbe capitare ad un libro di più bello di un film come il Piccolo Principe, e a chi come me ama sognare, di ritrovarsi al cinema in un’esplosione di stelle.